Sintesi del mio intervento alla presentazione del libro a Sant’Agata d’Esaro (Cs) il 17 agosto 2013.
Ringrazio e saluto i presenti, i colleghi relatori e l’autore del libro, gli amici Gabriele, Domenico, Pasquale e Rosalia, che vedo nel pubblico. Ringrazio in particolar modo Adriana Amodio per averci offerto questa bellissima opportunità di ragionare attorno ad una delle figure più straordinarie della storia politica italiana, raccontata in un modo sensazionale da Italo Arcuri con questo Suo libro. Lo dico subito: mi complimento vivamente con Italo perché questo libro mi è piaciuto e mi ha colpito molto! Mi ha colpito perché oltre ad avermi fatto conoscere approfonditamente la storia e l’assassinio di Matteotti mi ha fatto ragionare molto sul fascismo, sull’idealismo e la politica, sul valore della democrazia, ma soprattutto sul concetto di ‘’profezia’’ e ‘’martirio’’. Andrò per spunti di riflessione per non impegnare molto tempo.
1) Credo che il senso della vita dell’on. Matteotti stia tutto nella frase Sua che l’autore ha messo come incipit del testo: ‘’Ognuno vedendo da vicino le cose del proprio tempo, le crede le più grandi, le più decisive della storia; la quale invece va ad assai piccoli passi, e spesso ritorna anche indietro’’. Da in senso il qualche modo della Sua umiltà, ossia della capacità di percepire le cose del mondo con una certa oggettività, consapevoli di essere nient’altro che un granello nell’immensità della storia e delle vicende umane. Nonostante si trovasse a vivere un periodo decisivo della storia italiana e nonostante Egli all’epoca ne fosse già uno dei più grandi protagonisti.
2) Secondo spunto. Il delitto Matteotti va a comporre a pieno titolo la casistica dei ‘’fatti all’italiana’’ (così li definisce l’autore) ossia di quei delitti senza verità accertata. Pensiamo a tutti quegli omicidi di persone eccellenti (Moro, il giudice Scopelliti, e tanti altri) rimasti senza individuazione dei mandanti e talvolta senza quella degli esecutori.
3) Terzo spunto. Nel testo l’autore fa più volte una comparazione tra Matteotti e Cristo, il che mi ha indotto a ragionare sul significato di ‘’profeta’’ e ‘’martire’’ (nel caso di Cristo religioso, nel caso di Matteotti politico). E l’impressione che ne ho ricevuto è la seguente: come se l’umanità per progredire non possa fare a meno di profeti e di martiri. I primi , i ‘profeti’ sono in un senso lato coloro i quali sanno intelleggere prima e meglio degli altri le cose che accadranno, ne avvertono i rischi o le potenzialità e sentono il bisogno di comunicarle agli altri. Sono cioè i lungimiranti, coloro i quali prevedono gli sviluppi di una situazione; i veggenti, coloro che vedono oltre. Infatti Matteotti denunciò con vigore le violenze, i soprusi e la corruzione del nascente regime fascista PRIMA che gli altri ne avessero una contezza condivisa e piena. I secondi, i ‘martiri’, sono invece coloro i quali in nome della fede nella loro idea (politica, religiosa, scientifica) accettano il sacrificio di loro stessi fino alla morte, consapevoli che sia necessario difendere la propria idea fino alla morte, che questa idea meriti la difesa ad oltranza, che la loro idea sopravviverà a loro stessi, anche per la forza con la quale l’hanno perorata e spinta mentre erano in vita! E’ stato interessante e per certi versi emozionante leggere che l’on. Giacomo Matteotti non chiese pietà, non tradì la sua convinzione fino alla fine. Mentre lo conducevano alla morte, Lui gridava ‘’La mia idea non muore!’’ .. ‘’Viva il socialismo!’’. Così hanno fatto tutti i martiri. Non hanno rinnegato neanche sotto le sofferenze della tortura le loro idee, convinti probabilmente che ‘’la coscienza della vita fosse superiore alla vita stessa’’ (come scriveva Dostoevskij). Matteotti fu martire della Libertà, della Democrazia, della Repubblica Italiana, del Socialismo! E Cristo fu un martire. Matteotti infatti più volte aggredito e minacciato non si fermò, ma continuò convinto dell’importanza del suo impegno ( e del suo martirio) espresso chiaramente nella lettera di risposta al professore che Gli aveva offerto una cattedra di insegnamento universitario, qualche mese prima del delitto, che riporto integralmente dal testo ‘’… Illustre Professore, ritrovo qui la sua lettera gentile, e non so come ringraziarla delle espressioni a mio riguardo. Purtroppo non vedo prossimo il tempo nel quale ritornerò tranquillo agli studi abbandonati. Non solo la convinzione, ma il dovere oggi mi comanda di restare al posto più pericoloso, per rivendicare quelli che sono i presupposti di qualsiasi civiltà e nazione moderna… ’’.
E noi ? (mi sono chiesto dopo aver letto queste bellissime righe) Noi dei profeti e dei martiri, del loro esempio, della loro testimonianza, e di ciò che hanno voluto esprimerci dobbiamo avere molto rispetto! Dobbiamo onorare e ricordare il loro sacrificio, perché PROFETI e MARTIRI sono spesso quelli che più di altri fanno progredire l’umanità!
4) Quarto spunto di riflessione. A proposito di RICORDARE e DIMENTICARE, questo libro si presenta come una ‘’… sfida all’oblio e al silenzio, un balsamo contro la malattia civica della dimenticanza… ’’ (come lo stesso autore lo definisce). Ecco da questo punto di vista ogni regime dittatoriale (come il fascismo) non può fare a meno della propaganda perché attraverso di essa manipola e influenza la memoria e la coscienza collettive. Da questo punto di vista credo, con tutte le debite distinzioni, che il berlusconismo abbia fatto molta propaganda (attraverso un uso scientifico della comunicazione politica e della potenza mediatica a disposizione) si sia in qualche modo rivelato come un ‘ricorso storico’ (moderno e inserito in un contesto democratico) del fascismo. Ciò meriterebbe un discorso più approfondito, ma Vi lascio solo pensare all’esigenza evocata dell’ordine, dell’efficienza, della nazionalità e alle minoranze di persone individuate come i capri espiatori del malessere collettivo: i comunisti, i burocrati di Roma ‘ladrona’, i fannulloni della pubblica amministrazione, gli stranieri, i meridionali, i giudici politicizzati, i giornalisti scomodi , ecc. Ricordare cioè non è solo importante ma è essenziale per qualsiasi popolo che aspiri alla civiltà e al progresso. Un popolo con poca memoria è un popolo manipolabile facilmente e dunque facilmente ingannabile. Ecco perché sono personalmente grato a Italo di aver scritto questo libro sull’onorevole Giacomo Matteotti e ad Adriana di avermi dato l’onore di presentarlo.
5) Quinto spunto di riflessione. Matteotti, figlio di una famiglia benestante, spese la sua vita a favore dei meno abbienti (come fece prima di Lui S. Francesco di Assisi, come fece dopo di Lui Berlinguer, e altri). Venne infatti considerato traditore dagli stessi suoi colleghi di ceto, e definito ‘’.. il ricco che difendeva il povero… ’’. (nel testo).
6) Sesto spunto. Il coraggio di Matteotti e le leggende sui suoi organi sessuali. Matteotti ebbe coraggio inteso sia come ‘’vedere ciò che è giusto e metterlo in pratica (Confucio) sia come ‘’essere consapevoli dei rischi di un’iniziativa e tuttavia compierla lo stesso’’. Non furono un caso le leggende (che l’autore riporta) sugli ‘organi sessuali mutilati’, probabilmente messe in circolo dai fascisti stessi. I testicoli sono da sempre simbolo di virilità e coraggio e tagliarli e simbolo di sopraffazione del coraggio altrui e monito per gli altri. Non a caso molte vittime di mafia sono state ritrovate senza genitali.
7) Settima riflessione. Matteotti vittima della corruzione, forse più e oltre che della dittatura. Mi riferisco naturalmente alla scoperta e alla denuncia delle tangenti da parte della ‘Sinclair Oil Company’, la società petrolifera americana che voleva l’esclusiva sulle attività estrattive di petrolio e che finanziava la famiglia Mussolini. Quindi (anche in questo caso) la manipolazione dei bilanci dello Stato.
8) Ottavo ed ultimo spunto di riflessione. In definitiva Matteotti come ‘incarnazione’ (da qui probabilmente anche il titolo ‘il corpo di Matteotti’) della lotta contro la violenza illegittima, la corruzione, la antidemocraticità delle dittature; Matteotti come ‘simbolo’ della Giustizia, della resistenza alle forme di potere ingiuste e prevaricatrici: ‘’.. Tu sei l’Italia! – gli dice Miguel de Unamuno (rif. nel testo) – no, sei molto di più: sei la protesta dell’anima del mondo! … ’’ Grazie, Gli direi io, per esserTi sacrificato per noi!
Come politici e come uomini e donne libere e forti, dobbiamo onorare il Suo sacrificio con il nostro impegno! Anche perché è iniziata una fase importante della nostra Repubblica, la Terza Repubblica!
Ecco, ogni volta che vedrò il nome di Matteotti ina una delle molteplici piazze a Lui dedicate, penserò a tutto questo! Grazie, e ancora complimenti!
Sant’Agata d’Esaro.
Francesco Lo Giudice