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Il 18 febbraio a sera,  nonostante qualche decimo di febbre, ho partecipato con piacere alla trasmissione televisiva ”Obiettivo Sud” condotta dal bravissimo Ermanno Arcuri che va in onda sui canali di RTT – Radio tele tebe.

Una tribuna politica che ha avuto come argomento principale l’unificazione d’Italia e che ha visto, insieme a me, ospiti il sen. del Pd Cesare Marini, il giovane segretario dell’Udc Graziano Fusaro, il prof. Nicoletti, il dott. Peppino Chiappetta,  il prof. Alfio Moccia.

La conversazione di carattere storico che ha segnato il prima e il dopo dell’unificazione d’Italia è stata molto interessante perchè gli ospiti citati hanno saputo descrivere bene, con la dovizia di particolari tipica dei grandi studiosi, il contesto sociale, economico, politico entro il quale l’unificazione è avvenuta.

Alle loro argomentazioni, che ho ascoltato con interesse, Io ho aggiunto le seguenti riflessioni:

Stante alla letteratura recente (‘Terroni’ di Pino Aprile, ‘Il sangue del Sud’ di Giordano Bruno Guerri, ecc) l’unificazione italiana si sarebbe caratterizzata come un genocidio nei confronti delle popolazioni meridionali ad opera dell’esercito piemontese. Una brutta pagina della nostra storia nazionale che per molti anni è rimasta sottaciuta e che mi ha indotto nell’affermare che l’Italia più figlia di un atto d’amore tra due Regni (quello di Savoia e quello delle Due Sicilie) è figlia di uno stupro. Con questo non si vuole assolutamente negare il fatto che il processo di unificazione nazionale fu un processo maturato anche culturalmente e a cui parteciparono e si sacrificarono volontariamente molti nostri esimi conterrranei. Fu cioè il frutto di una invasione militare ai danni del Regno delle Due Sicilie (o dei Borboni) ma fu anche il frutto di un anelito di una profonda interconnessione culturale che esisteva da anni tra i due Regni. Una connessione però solo degli intellettuali, non della gente comune. L?unificazione infatti, è stata economica, ma non politica e culturale. Basti pensare alla famosa espressione del D’Azeglio che disse: ”Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”. E si pensi anche al fatto che fino alla prima guerra mondiale – 1915/1918 – i soldati meridionali e quelli settentrionali che combattevano insieme in trincea avevano bisogno di un interprete per capirsi. L’Italia nel 1861 divenne un Regno unico, ma non una Nazione, se per nazione intendiamo il riconoscersi in un’identità comune, in comuni valori e simboli, parlare una stessa lingua. Tanto che Pasolini ebbe a dire che la vera unificazione italiana sopraggiunse solo negli anni 50/ 60 del Novecento grazie all’avvento e alla diffusione della televisione. Il che ci fa capire dunque come quella italiana, sia diventata tardi una Nazione e per questo possa essere considerata una Nazione ‘debole’. Si è passati così poi ad analizzare il dualismo economico e sociale che è iniziato dall’unificazione, è perdurato negli anni della Prima e Seconda Repubblica ed è arrivato fino ai giorni nostri. Io ho detto che questo è stato il frutto di una volontà politica, industriale e finanziaria che ha relegato il Sud a un ruolo passivo dello sviluppo nazionale. Cosa che – come vado ripetendo da tempo ormai – mi pare stia ora accadendo in Europa, dove l’unione economica e finanziaria è stata fatta, ma quella politica e culturale ancora no. Fatta l’Europa, insomma, bisogna fare gli europei.  Quindi, su domanda del direttore Arcuri, ho continuato parlando del messaggio di fondo contenuto nel mio libro ”Cambiare il sud per cambiare l’Italia” (in libreria da fine febbraio) ossia il fatto che questa crisi sta offrendo al sistema Italia l’occasione di risolvere il dualismo economico e sociale tra il nord e il sud, come ha fatto la Germania tra l’Est e l’Ovest. Ho detto, a tal proposito, che un nuovo miracolo economico italiano è possibile e questa volta partirà proprio dal Sud. Ho citato quindi i casi dei Sassi di Matera, simbolo del Sud degradato e povero degli anni del dopoguerra, divenuti ora uno dei centri turistici più visitati al mondo con una media di 500.000 visitatori all’anno, in continuo aumento. Ho infatti ricordato di come per molti anni, e ancora adesso, esistano di fatto 2 Italie, dell’autostrada a 3 corsie che finisce a Salerno, della Tav che arriva solo fino a Napoli, ecc. Ho infine concluso dicendo che è necessario impegnarsi affinché il dualismo economico in Italia e in Europa venga contrastato con provvedimenti urgenti e presto risolto.

 

 

 

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