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In compagnia di familiari, ho trascorso qualche giorno a Parigi. Prima di partire avevo letto che dai viaggi non si torna mai gli stessi, ed effettivamente l’esperienza è stata densa di emozioni. Parigi è una città dal glorioso passato e presente, immensa ed affascinante, piena di arte e di cultura.

In particolare, la visita all’antica Università di Sorbona prima, e alla storica piazza dove sorgeva la Bastiglia poi, mi hanno offerto la possibilità di ragionare sulla rivoluzione francese e sull’impianto sociale, politico e giuridico che ne è scaturito, a vantaggio non solo del popolo francese, ma di buona parte delle società industriali del mondo.

Tale impianto ideologico, fondato sui tre principi della ‘libertà’, dell’‘uguaglianza’ e della ‘fratellanza’ (libertè, egalitè e fraternitè) ha infatti informato le Costituzioni dei Paesi democratici e ne ha dunque condizionato assiomaticamente l’agire.

Se una conferma dovesse risultare necessaria, basti pensare che, con tali principi, si apre e si chiude il bellissimo art. 1 della ‘’Dichiarazione fondamentale dei diritti umani’’, che recita testualmente: <<Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza>>!

Le tribolazioni della nostra Italia e di buona parte dell’Europa credo siano in parte causate, innanzi tutto, proprio dall’inosservanza di tali principi, rivelatisi per secoli potenti propulsori di progresso civile.

La crisi di regolazione sociale e dei rapporti tra la politica e l’economia, tra lo Stato ed il mercato, tra gli Stati stessi, mi pare derivi dall’inosservanza di tali orientamenti, e tale inosservanza mi pare sia sostanzialmente, ma non solo, causata dalla fase avanzata, o degenerata, del sistema economico dominante, quello capitalistico, che spinge in senso contrario alla libertà degli esseri umani, all’uguaglianza e alla fratellanza tra gli stessi.

Non può generare fratellanza, difatti, la degenerazione di un sistema economico basato sulla concorrenza e dunque sulla competizione, spesso sleale e senza regole, tra gli attori  produttivi. La degenerazione della competizione infatti, spesso si risolve in conflitto e sopraffazione, e dunque è contraria allo spirito di fratellanza. Basti pensare alla terminologia finanziaria comune: ‘’aggredire’’ i mercati; ‘’squalo’’ della finanza, o allo stesso concetto etimologico di profitto, da cui deriva l’espressione ‘’approfittare’’, che significa godere a spese di qualcuno o qualcosa. Non ci può essere vera fratellanza tra popolazioni che buttano il cibo che gli avanza e popolazioni che muoiono per la fame.     

La degenerazione di un sistema economico basato sulla competizione genera sopraffazione e non può dunque spingere verso l’uguaglianza, che concettualmente, implica una parità di diritti e doveri, e dunque una parità di condizioni.

Non può generare libertà la degenerazione di un sistema economico che spinge verso le disuguaglianze,  perché la disuguaglianza crea dipendenza, ingenera perennemente bisogno ed il bisogno è contrario alla libertà. <<L’uomo nel bisogno non è un uomo libero>> diceva Roosevelt.
Occorrerebbe dunque risolvere questa degenerazione del sistema economico capitalistico per poter fare in modo che si tenda verso la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza degli esseri umani. A cominciare dalla nostra Italia, risolvendo la questione meridionale italiana. O dalla nostra Europa, evitando il consolidarsi di una questione meridionale europea.

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