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Opera senza nome di Placido Malagrinò.
Opera senza nome di Placido Malagrinò.

Ho finito da pochi giorni di leggere un libro davvero interessante: ‘’Destra e Sinistra’’ di Norberto Bobbio, che fa capire quale sia il criterio fondamentale che distingue la sinistra dalla destra: ed è quello dell’ uguaglianza. Provo a riassumere: chi è di destra tende a concepire gli esseri umani come diseguali, a vederli soprattutto nella loro diversità, e dunque a giustificare e a tollerare le diseguaglianze sociali come il risultato inevitabile delle diseguaglianze naturali. Chi è di sinistra invece, come chi scrive, tende a vedere gli esseri umani come esseri fondamentalmente uguali, convinti (come ebbe a dire Bill Clinton nella sua autobiografia) che siano molte di più e più profonde le cose che accomunano noi esseri umani da quelle che ci dividono e differenziano, esprimendosi precisamente così nella pagina delle dediche: ‘’… Alla memoria di mio nonno, che mi ha insegnato a rispettare le persone che gli altri disprezzano perché, in fondo, non siamo poi così diversi.’’ Di conseguenza noi di sinistra, distinguendo le differenze naturali da quelle sociali e volendo superare le seconde per colmare le prime, sosteniamo l’uguaglianza dei diritti e delle opportunità in tutti gli aspetti della civile convivenza.

Premesso questo, il mondo globalizzato, la recessione economica e la crisi sociale che stiamo vivendo e i governi conservatori (quelli berlusconiani e leghisti) che abbiamo avuto negli ultimi anni in Italia, hanno acuito le diseguaglianze che esistevano e determinato di fatto nuove diseguaglianze e ingiustizie, sia territoriali che sociali,  rivalutando così molto il ruolo e la missione delle forze politiche di sinistra.

Penso al divario di ricchezza e benessere che esiste tra gli italiani oggi, alla povertà che è aumentata, ai lavoratori precari e ai cervelli in fuga, alla sofferenza delle piccole e medie imprese.

Penso al divario tra le regioni del nord e quelle sud dell’Italia che negli anni del Berlusconismo è ulteriormente cresciuto, penso al divario tra i Paesi europei accentuato dall’unione economica e monetaria dell’Europa senza un’unione politica, che di fatto sta penalizzando i paesi mediterranei e costringendoci, con le politiche di austerità, a pensati tagli della spesa sociale ed economica.

E penso soprattutto alla Calabria, la quale, essendo una regione sottosviluppata, è una terra dove le diseguaglianze e le ingiustizie regnano sovrane, avverso le quali, chi si riconosce nella sinistra, come noi Democratici, è chiamato a battersi per sconfiggerle.

Da dove cominciare? Io direi di cominciare da due settori cruciali dello stato sociale: la sanità e il lavoro, che in Calabria devono e possono migliorare ancora molto. In sanità si deve puntare a che la Calabria rispetti e superi i livelli essenziali di assistenza; nel lavoro si deve puntare a superare la disoccupazione, la precarietà e l’illegalità del lavoro.  

Per combattere e superare le disuguaglianze si deve andare al Governo della cosa pubblica e formulare buone leggi, così da far crescere l’economia per tutti. La sinistra deve diventare sempre più sinistra di governo. Ci siamo riusciti in Calabria, ci siamo riusciti in Italia (sebbene con un Governo di mediazione con gli avversari) e presto ci riusciremo anche in Europa.

In Calabria ora c’è da fare soprattutto una cosa, una, la più grande: agire per ridurre l’abisso che c’è tra le infinite e meravigliose risorse che abbiamo e la capacità di valorizzarle adeguatamente, al fine di farle diventare fonte di progresso economico e culturale.  E tra le risorse da valorizzare la più importante è sempre quella umana: i calabresi dobbiamo essere messi in condizione di dare il meglio di noi, di vivere dignitosamente e liberi, in spazi e città riqualificate e funzionali. E tra le risorse umane da valorizzare ci siamo soprattutto i giovani, che oggi non siamo messi in grado di badare al benessere di noi stessi e a contribuire a quello della nostra collettività, con grave danno per la Regione e il Paese intero.  

Francesco Lo Giudice 

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