Caro Francesco, ho finito proprio adesso di leggere il tuo lavoro per il quale ti esprimo vive congratulazioni e per il tuo modo piano di scrivere e per la passione con cui tenti l’approccio al problema. Ti vorrei solo segnalare che quando fai riferimento alla capacità di leggere e scrivere da tempi lontani nei paesi nordici come una delle ragioni di crescita e di sviluppo non è da sottovalutare anche la cultura che sta dietro a tale fatto, il dato etico, che trova la sua giustificazione nella morale protestante di ispirazione luterano-calvinista, secondo la quale, il credente scorge il segno della grazia nel suo bene operare, il bene operare è, quindi, magari accanto al dato tecnico strumentale, la ragione della crescita e dello sviluppo. Da noi, invece, domina l’individualismo sfrenato dove lo Stato è stato preso in ostaggio dai politici. E i politici dai cittadini, per cui tutti fanno ressa intorno allo Stato e lo Stato è diventato come un essere incapace di muoversi e di reagire. Ti segnalo solo alcuni dati: Il Quirinale consuma 228 milioni di euro, contro i 90 dell’Eliseo, i 60 di Buckingham e i 29 della Casa Bianca. Cosiderato ciò si comprende come insieme alla Questione meridionale già di per se complicatissima bisogna risolvere la Questione nazionale di cui tutti parlano, ma che, forse, pochi vogliono seriamente risolvere. > Una Rivoluzione culturale basata su valori positivi sarebbe opportuna. La Scuola potrebbe avere in ciò un ruolo importante. Quali i risultati? Non sono ottimista. Allora che fare? Quello che si può. La direzione di marcia è, comunque, quella giusta e l’impegno civile non è insignificante. Con apprezzamento sincero ti auguro tanta fortuna.
Paolo D’Ambrosio