Solitamente gli intellettuali, i poeti e gli artisti si pongono in maniera critica rispetto alle regole che vigono nelle proprie collettività e ne organizzano la vita sociale. Ne mettono in discussione la validità, la fondatezza, l’utilità; aprono e indicano strade anticonformiste, che vanno in senso contrario a quello in cui procede la maggior parte delle persone. Bersaglio delle loro accuse e invettive sono spesso i poteri costituiti, come quello religioso e quello politico, soprattutto quando, a parer loro, questi ultimi non perseguono per davvero gli interessi degli individui ma si lasciano infiltrare e marcire dalla corruzione. Catullo, così come gli altri poeti neoterici, sembra appartenere a questa categoria di intellettuali. Egli infatti, nel mentre ricerca l’otium letterario, ed esalta l’amore e l’amicizia, esprime talvolta indifferenza e più spesso disprezzo verso Cesare e l’attività di governo della cosa pubblica. Un comportamento che va in linea con il suo essere poeta ‘rivoluzionario’, tanto da non farsi scrupolo di rendere di pubblico dominio il suo adulterio con una matrona sposata (Lesbo), ma che stride con la sua venerazione per l’amore, l’amicizia e le passioni di fratellanza e affetto verso gli altri. Passioni che ha esaltato e a cui si è abbandonato nella vita privata e intellettuale, ma che ha rifuggito e disprezzato nella vita pubblica, con aristocratico distacco e senza timore, tanto da indurre lo stesso Cesare a chiedere conto di questo comportamento al padre, amico dell’imperatore. Confinare queste forti passioni, l’amore innanzitutto, all’interno della propria vita privata e in quella delle persone care, e non estenderle anche agli altri della comunità e alla vita della città più in generale, appare come il risultato di una libertà che sa di immaturità. L’immaturità di credere che la propria felicità possa essere recintata nella propria vita privata e non provenire, invece, dal contesto sociale ed esterno a noi, il quale inevitabilmente deve essere orientato e governato dall’attività politica e pubblica. Probabilmente, questo disprezzo nei confronti della vita politica e dei suoi massimi rappresentanti, è dovuta alla particolare sensibilità del grande poeta che aveva percepito una forte degenerazione del contesto politico e una relativa incapacità da parte di questa nel garantire la felicità dei cittadini. E che, di conseguenza, i cittadini fossero dunque autorizzati a disobbedire alla regole del vivere civile dell’epoca e a ricerca privatamente e illecitamente la propria felicità. In fondo, tipico del potere carismatico è la capacità di abbandonare sentieri già percorsi e tracciarne di nuovi, anche rischiando dolorose conseguenze e solitudine. E’ come se, in determinate circostanze, contravvenire alle leggi della morale pubblica e della vita politica, fosse non solo giustificato ma doveroso. E’ difficile dunque stabilire se il disinteresse di Catullo alla vita politica appaia più come un segno di coraggio o piuttosto come un segno di immaturità. Certamente la vita privata e la vita pubblica di ognuno di noi sono indissolubilmente connesse, e credere di poterle tenere separate o addirittura volerle contrapporre è un’operazione faticosa che si rivela controproducente. In questo senso, il disinteresse dei giovani alla vita politica di oggi, il loro disprezzo nei confronti delle dinamiche istituzionali politiche e dei suoi rappresentanti evidenzia ancora di più il degrado delle nostre istituzioni politiche di saper comprendere e governare i cambiamenti avvenuti, ma si rivela per noi stessi giovani una strada senza uscita, un binario morto. In quanto, se non si contribuisce a migliorare la rotta della nave su cui si è imbarcati, la nave sbaglia destinazione e può anche andare agli scogli e affondare. Noi giovani di oggi siamo convinti che si possa avere un destino favorevole e un futuro prospero anche senza partecipare alla vita politica e pubblica, ma questa è un’illusione che si sta già trasformando in delusione. Se infatti noi giovani non contribuiremo a condizionare le scelte dei governi nazionali e locali in favore anche dei nostri interessi, le situazioni preoccupanti di disoccupazione e disagio giovanili aumenteranno o comunque non vedranno una rapida soluzione. Risulta necessario cioè permettere al nostro amore verso le cose private (lo stesso che Catullo nutriva ardentemente per Saffo, i suoi amici e la sua famiglia) di travalicare i confini della nostra indifferenza alla politica e coltivare campi che ci fanno paura per la loro aridità.
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