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Università della Terza Età Cosenza
Conferenza – 03 dicembre 2015 

ITALIA DEL SUD: Quale possibile metamorfosi?
14 ragioni di speranza sul futuro del Mezzogiorno:
da ultimo vagone a locomotiva dello sviluppo nazionale.

 

Saluto il caro Franco Veltri che mi ha dato l’onore di essere qui stasera,

tutti Voi che siete venuti così numerosi

e gli amici che vedo nel pubblico 


Scopo di questa mia conferenza
vuole essere quello di condividere una personale convinzione:

Ossia che il futuro dell’Italia si gioca a Sud!  

il che vuol dire che verranno anni importanti per noi italiani meridionali,

durante i quali da ultimi dell’Italia potremo diventare i primi.

 

Questa è la convinzione che sto divulgando

con il mio libro ‘’Cambiare il sud per cambiare l’Italia’’

e che proverò ad avvalorare e confermare con Voi oggi.

 

Poiché la tesi è azzardata, vi prego di seguirmi con attenzione.

 

E’ un momento di forte crisi economica e sociale perché le

Questioni meridionali sono orami due.

La Questione Meridionale Italiana,

e la Questione Meridionale europea.  

Io sono un europeista convinto ma devo riconoscere che l’Europa unita sta facendo lo stesso sbaglio già commesso dall’Italia, ossia quello di procedere disunita.

Creando e consolidando un divario economico e sociale al suo interno che vede svantaggiati i Paesi del Sud, costretti a ridurre i loro debiti e a rispettare vincoli economici e finanziari molto stringenti, il che ha portato nel nostro Paese (e negli altri Paesi mediterranei dell’Europa: Grecia, Spagna, ecc.)  a chiudere o ridimensionare ospedali, tribunali, istituti culturali e di polizia.

Pensiamo a cosa sta accadendo in Grecia!

Cioè tutta l’Italia è diventata sud politico (perché geografico lo siamo già) dell’Europa.   

Insomma il processo di unificazione economica europea (almeno inizialmente) sta costando parecchio a noi Paesi Europei del Sud, allo stesso modo di come il processo di unificazione economica italiana è costata parecchio al sud Italia.

L’aver fatto gruppo con i fratelli anglosassoni  sta richiedendo un bel sacrificio, che certamente porterà, come sta già portando i Suoi vantaggi. 

Dunque la crisi è molto profonda.

Ma è proprio ora che le nostre speranze vanno naufragando che dobbiamo resistere facendo appello alla nostra fermezza interiore. 

Non è possibile che periremo, che questa crisi ci annienterà,  perché abbiamo tutto quello che ci occorre per stare bene, dobbiamo solo imparare a valorizzarlo nella giusta maniera

Non solo è possibile una metamorfosi del sud (intendendo per metamorfosi un cambiamento autentico, radicale, un processo di rapida emancipazione culturale ed economica che permetterà a noi stessi di crearci la ricchezza necessaria a stare bene) 

Ma solo dando luogo a questo cambiamento radicale del sud, contribuiremo a cambiare l’Italia,

perché il Sud rappresenta un terzo del territorio e della popolazione italiana.  

Circa 123.000 km2 su un totale di circa 301.000

e circa 21 milioni di abitanti (quanto gli abitanti di Finlandia, Svezia e Norvegia messi insieme) su un totale di 61 milioni.

Cosa mi fa credere in queste profezie che suonano quasi come delle utopie?

Io ho individuato 14 ragioni, che di seguito accenno brevemente, che io definisco cambiamenti silenziosi ma epocali, che stanno interessando il sud dell’Italia:

parto dalla più importante:

1) Il Mediterraneo è tornato a essere uno dei centri geo-politici e commerciali più strategici del mondo. Negli ultimi decenni (credo secoli) aveva perso questa centralità. Da quando è stata scoperta l’America, il Mediterraneo era diventato l’anticamera dell’inferno, cioè dell’Africa e dell’Asia, che erano dei continenti non solo in ritardo di sviluppo. Ma continenti dove soffrono la fame e la sete.

Oggi con il fatto che i Paesi nordafricani, quelli mediorientali e soprattutto quelli orientali siano cresciuti (pensiamo alla Turchia, alla Cina, all’India) il Mediterraneo torna a essere uno dei bacini più importanti perché questi Paesi hanno bisogno di commercializzare con noi.   

E l’Italia meridionale è il centro del Mediterraneo.

Non a caso Gioia Tauro è diventato il più grande terminal per il trasbordo del Mediterraneo e tra i primi nove porti più importanti d’Europa,

Così come non a caso, proprio di recente, è stato inaugurato il raddoppio del Canale di Suez in Egitto.

 

 

2) Energie rinnovabili

Quando si pensa al sud lo pensiamo come a un territorio povero, soprattutto di risorse energetiche.

Ma se ci pensate,  nel mondo sta avvenendo un altro grande cambiamento silenzioso ma epocale, dal combustile fossile, il petrolio, stiamo passando alle energie rinnovabili: il sole, il vento, il mare, ecc.

Ed è meraviglioso pensare che l’Italia, e in particolare il sud, abbiano abbondanza di queste nuove fonti di energia.

Il sole, il vento, il mare, oggi sono fonti di energia, e noi, soprattutto al Sud, ne abbiamo in abbondanza!

Pensate che la Calabria ha il 30% di insolazione in più della Lombardia, ma la Lombardia ha installato impianti fotovoltaici per una potenza 6 volte superiore a quella della Calabria.  

 

 

3) Istruzione di massa.

 

Quando spesso si pensava al Sud lo si pensava come un territorio di grande umanità, di grande saggezza. Pensiamo al sud dei nostri nonni, dei nostri bisnonni. Grande umanità e grande ssaggezza ma un bassissimo livello di istruzione. C’era molto analfabetismo.

Guardate oggi il sud. Non c’è una famiglia al sud che non abbia almeno un laureato in casa, o che non abbia almeno un diplomato, per non dire due diplomati o due laureati.

Persone con dottorati di ricerca, master corsi di specializzazione. Anzi proprio per il fatto che al sud non si trova subito lavoro, la gente continua a studiare.

Quanti amici ho personalmente io che continuano gli studi, dopo essersi laureati perché non riescono a immettersi subito nel mercato del lavoro, e che prendono una seconda laurea, o corsi di specializzazione. Centinaia.  

 

4) Immigrazione di massa.

In questi ultimi anni siamo stati abituati a pensare agli immigrati soprattutto come a un problema.

E soprattutto ora, con il fatto del terrorismo, pensiamo agli immigrati soprattutto come una minaccia.

Sia perché maggiore è il numero di persone che entrano nel nostro Paese, maggiori sono le difficoltà ad accoglierle e integrarle; sia perché c’è stata una strumentalizzazione politica e mediatica.

Ma tutti quei Paesi che sono stati meta di imponenti fenomeni di immigrazione sono diventati più ricchi, non più poveri:

la Germania,  gli Stati Uniti d’America, il Canada, l’Inghilterra, la Francia, l’Austria, la Svizzera, e così via.

Accogliamoli e integriamoci perché queste persone sono ospiti del lavoro,

(gast arbait come chiamavano noi italiani in Germania) 

Persone che vengono a lavorare nelle nostre aziende e nelle nostre case e ci stanno portando ricchezza perché sono

Manodopera a basso costo e a zero rivendicazioni sindacali.

E lo sappiamo noi calabresi che nelle nostre pianure agricole (quella di Gioia Tauro e Sibari) gli facciamo raccogliere arance a pochi euro al giorno e spesso in condizioni disumane.

Per non parlare poi della loro vitalità imprenditoriale

Recenti ricerche hanno dimostrato, infatti, che è stata la spinta all’imprenditorialità degli stranieri residenti in Italia a tenere in positivo il saldo delle imprese italiane, facendo registrare, in circa tre anni, tra il 30 giugno 2012 e il 30 giugno 2015, ottantasei mila (86.000) imprese in più.

E’ vero, è un fenomeno che sta creando anche problemi, come noi italiani li abbiamo creati dove siamo immigrati.

Ma l’immigrazione è una ricchezza culturale, demografica, economica.

 

5) Emancipazione delle donne.

 

Alla donna nel sud è stata spesso negata una ruolo di protagonismo sociale oltre le mura domestiche.

Pensiamo invece a quante donne oggi lavorano e fanno carriera in tutti gli ambiti della vita sociale: negli ospedali, nelle scuole e università, nel giornalismo, nelle banche, nei tribunali, nel commercio, ecc. 

 

 

6) Fondi strutturali europei.

E’ vero che l’Europa ci sta comportando dei sacrifici economici, come dicevamo all’inizio, ma è vero anche che per le regioni dell’Unione Europea con un prodotto interno lordo (PIL) pro capite inferiore al 75% della media comunitaria, sono previsti dei fondi, anche cospicui.

Per aumentare la coesione sociale ed economica.

A queste regioni, comprese quelle del Sud, stanno già arrivando miliardi di euro e per il prossimo periodo 2014 – 2020 ne arriveranno circa 100 miliardi di euro che se ben spesi contribuiranno a cambiare il nostro destino.  

 

7) Imprenditorialità giovanile.

I pregiudizi e i luoghi comuni costituiscono da sempre forti ostacoli al progresso.

Un dannoso pregiudizio ai danni della realtà sociale meridionale italiana sarebbe quello secondo il quale essa non sarebbe vocata allo sviluppo imprenditoriale e industriale e che, anche per questo, i giovani sarebbero più propensi all’impiego pubblico. 

In realtà, le ricerche dimostrano l’esatto contrario.  Un recente studio, infatti, ha dimostrato che delle circa 300.000 imprese nate tra gennaio e la fine di settembre 2013, oltre 100.000 (il 33%) hanno alla guida uno o più giovani con meno di 35 anni e che molte di queste imprese giovanili (38.608, circa il 38,5%) sono nate nel sud ([1]).

In particolare in Calabria.

La provincia a maggior incidenza di imprese giovanili sul totale (il 16,8%) è infatti Vibo Valentia, seguita da vicino da Crotone (16,6%) e da Reggio Calabria (quarta con il 16,1%).  

Se non ricordo male, ma è un dato che va approfondito, negli ultimi anni è stato maggiore il numero di aziende nate nel sud che nel nord.

 

8) Nuovo meridionalismo letterario.


La risoluzione delle problematiche sociali passa, come si sa, prima ancora che da precise volontà pubbliche, da puntuali disamine scientifiche che ne rivelano storia e caratteristiche.

 

Negli ultimi decenni una vasta letteratura di stampo sociologico, politologico, giuridico, antropologico, filosofico, economista, ecc. ha contribuito a divulgare l’evoluzione storica della società meridionale, facendone conoscere con esattezza dimensioni e intensità dei fenomeni sociali, e riequilibrandone la rappresentazione sociale.

 

E’ stato così per tutti i settori e per tutte le problematiche che affliggono la gente del sud: clientelismo, corruzione e criminalità organizzata, povertà e sottosviluppo economico, ecc.

 

Si pensi, oltre ai testi accademici, ai numerosi rapporti economici e sociali – come quelli della Svimez, del Formez, del Censis, dell’Istat e altri – che da anni fotografano e diffondo i dati delle regioni meridionali e li comparano con quelli delle altre regioni d’Italia e d’Europa.

 

E si pensi altresì a tutta quella vasta letteratura narrativa di stampo meridionalista che ha contribuito a riequilibrare la narrazione storica dei processi di unificazione nazionale e di formazione dello Stato e della Repubblica italiana.

 

Tutto questo ha contribuito e sta contribuendo tuttora all’emancipazione culturale, alla coesione e alla fiducia sociale delle genti meridionali.

 

9) Federalismo fiscale

 

E’ entrato in funzione a seguito dell’approvazione della Legge 42/2009 ed è in corso di attuazione.

Per le regioni del Sud, non sarà certo una panacea (soprattutto all’inizio, i cui costi sociali di attuazione si stanno rivelando molto alti) ma non sarà, a mio avviso, neanche una iattura, nella misura in cui (data la proporzionalità diretta che prevede fra le imposte riscosse in una determinata area territoriale e quelle effettivamente utilizzate dall’area stessa)

comporterà quantomeno una maggiore responsabilizzazione della spesa e della gestione delle risorse da parte degli enti di governo locali, delle classi dirigenti e per certi versi anche della società civile.

Responsabilizzazione che, si dovrà esprimere non tanto nel ridimensionamento o nel taglio della spesa pubblica quanto nella valorizzazione di tutto il patrimonio di risorse (storiche, artistiche, culturali e naturali) di cui le regioni del Mezzogiorno dispongono in abbondanza e che trascurano di valorizzare, quanto non addirittura mortificano.

Tra la detenzione delle risorse e la capacità di valorizzarle opportunamente al Sud c’è ancora molta distanza, che talvolta diventa abissale.

Penso per esempio alle ricchezze naturalistiche di cui la sola Calabria dispone (ben 740 chilometri di coste nel Mar Mediterraneo e 4 grandi catene montuose, tra cui 3 parchi nazionali) la cui sola valorizzazione turistica potrebbe fare della Calabria stessa una delle regioni più ricche del Paese.

Pensate però che con il 75% delle coste italiane, il sud contribuisce alla ricchezza del turismo balneare nazionale per il solo 24%

 

10) Internet e globalizzazione dei commerci e dell’informazione


Uno dei grandi handicap del sud è sempre stata la perifericità, intesa come la distanza geografica e temporale, dovuta anche alla carenza infrastrutturale dei trasporti, dai centri di potere economico e politico.

Pensiamo a quanto ci voleva prima che costruissero la Salerno Reggio Calabria per arrivare da Cosenza a Roma.

Oggi,  grazie alle nuove dotazioni infrastrutturali, per la verità ancora carenti, ognuno di noi può connettersi con i centri con discreta facilità.

Oggi è possibile addirittura andare e tornare da Bruxelles con l’aereo nella stessa giornata.

O pensiamo a internet, grazie al quale ognuno di noi dal sud dell’Italia è connesso e può comunicare con il mondo. 

Un calabrese oggi può aprire un’azienda, avviare un’attività, e farla conoscere in tutto il mondo.

 

 

11) Crisi del paradigma dello sviluppo nazionale

Cosa voglio dire ?

Finora l’Italia, come dicevo all’inizio, si è sviluppata tutto sommato tollerando il dualismo economico e civile interno.

L’Italia è andata finora Con il nord che faceva da locomotiva dello sviluppo nazionale, e il sud relegato a vagone di terza, quarta classe.

Oggi, poiché è sopraggiunta la crisi, e poiché è cambiato lo scenario internazionale, con l’apparire sulla scena di nuove potenze economiche: la Cina, l’India, il Brasile, Il Sudafrica, le tigri asiatiche, la Turchia, la Russia.

L’Italia non può più permettersi questo tipo sviluppo a due velocità.  

Pensate che l’Italia è quel Paese che ha al suo interno, dentro gli stessi confini e sotto lo stesso regime costituzionale,

una parte il nord (la cosiddetta Padania) che presa a sé ha un pil pro capite maggiore della Germania e una parte, il sud (il cosiddetto Mezzogiorno) che stando all’ultimo rapporto Svimez, è più povero della Grecia.

Questa è stata l’Italia finora e questa è l’Italia oggi.

Ecco perché è necessario che i Governi nazionali scommettino sullo sviluppo del Sud, come ha fatto la Germania

Che, dalla caduta del Muro di Berlino in poi, (1989) si presentava con due aree (l’Est e l’Ovest) diverse per economia e società.

In circa 20 anni, ha investito sulla parte Est portandola a quasi l’80% della parte Ovest, comportando una vera unificazione civile ed economica, tanto che oggi la Germania comanda l’Europa.

L’Ha fatto in 20 anni!

In Italia sono oltre 60 anni di vita repubblica che

il sud non va oltre il 60% circa dell’economia del Nord

C’è un proverbio che mi ha fatto capire quanto è importante la coesione

Il proverbio è questo: la forza di una catena è pari alla forza dei suoi anelli più deboli.

Ecco perché i gruppi di potere del Paese torneranno a investire sul Mezzogiorno.

 

12) crisi del paradigma di sviluppo generale.

Il modello di sviluppo economico industriale come l’abbiamo fin qui conosciuto sta attraversando un momento di forte messa in discussione e crisi.

Un modello di sviluppo che potremmo definire ‘’a tutti i costi’’ in quanto ha prodotto ricchezza a scapito però della qualità dell’ambiente e della qualità della vita di chi lo abita, animali compresi, generando diseguaglianze economiche e sociali.

Non sembra casuale la progressiva affermazione di concetti e progetti quali quello della ‘’green economy’’ delle ‘’energie rinnovabili’’ (a cui si faceva riferimento sopra), o che l’Expo si sia svolto sul cibo.

O pensiamo all’importanza della dieta mediterranea oggi.

 

o al fatto che le principali istituzioni mondiali si stiano preoccupando di ridurre le emissioni di anidride carbonica e di inquinamento atmosferico (come L’unione Europea con il progetto Europa 2020)

E noi meridionali italiani che ruolo possiamo giocare in questo cambio di paradigma?

Un ruolo da protagonisti !!!

E perché ?

perché abbiamo ancora tutto da valorizzare !!!

Perché da noi il modello di sviluppo classico tradizionale ha rappresentato tutte le sue contraddizioni, pensiamo alla grande industrializzazione che non ha funzionato, ai mari e alle montagne che sono pieni di rifiuti tossici smaltiti illegalmente,

e da noi, sempre da noi,

lo sviluppo che si è fermato può ora ripartire verso una nuova direzione: quella sostenibile!

Proprio come un capolinea!

Dove una corsa termina e un’altra parte in direzione contraria!

Da ultimi quindi, paradossalmente, possiamo aspirare a diventare i primi.

Perché qui c’è ancora tutto da creare, e possiamo farlo nel nuovo modo!

Dove la crescita non significherà distruzione dell’ambiente, ma valorizzazione dell’ambiente e delle sue risorse!

E il sud è una miniera di risorse ancora da valorizzare!

 

E a chi tra di noi non dovesse credere che da ultimi si può diventare primi, pensi alla Cina o alla India, che fino a qualche decennio fa li pensavamo come ai confini del mondo sviluppato!

Oggi non c’è un comune calabrese che non abbia un negozio cinese.

 


13) Terza repubblica e questione meridionale

 

Negli ultimi 20 anni, la questione meridionale era stata cancellata dalle agende dei governi.

L’influenza della Lega nord sui governi di Berlusconi ha di fatto imposto la questione settentrionale,

eclissando quella meridionale, e derubricandola dai programmi di Governo.

La Terza Repubblica italiana, nata all’indomani del  berlusconismo,

mi sembra avere tutte le caratteristiche per essere un ricorso storico della prima repubblica italiana, in cui torneremo, in maniera organizzata, a occuparci delle nostre città, dei temi dello sviluppo, a partecipare, attraverso le organizzazioni sociali, i partiti, i sindacati, ecc.

Non è un caso che siano tornati sulla scena i partiti di massa, come il Partito Democratico, il Movimento Cinque Stelle e il Nuovo Centro Destra,

Non è un caso che si faccia molta più attenzione a quello che succede nei luoghi di potere.

In questa stagione di impegno,

la questione meridionale non può che tornare a essere la questione prioritaria,  

perché è  la questione prioritaria del nostro Paese.

Perché rappresenta ancor oggi la più grande ingiustizia del nostro Paese, e come tale verrà anch’essa affrontata per essere risolta.

 

 

14) Con la vittoria delle elezioni regionali di Michele Emiliano in Puglia e di Vincenzo De Luca in Campania,  lo stesso Partito (il Partito Democratico) 

si trova al governo di tutte le Regioni del Mezzogiorno d’Italia, oltre che al Governo del Paese.

Questa circostanza storica (a prescindere dal colore politico del partito)

si presenta come una valida opportunità, se non altro per stimolare e facilitare non solo l’impegno del Governo verso gli interventi a favore del Sud, quanto per incentivare la non sempre facile collaborazione tra le Regioni stesse, al fine di programmare e realizzare interventi infrastrutturali che travalichino i confini regionali e servano a  più territori e più popolazioni, come ad esempio l’impiego dei fondi strutturali e di quelli nazionali

Qual’ è stato infatti e qual è ancora per certi versi, uno dei più grossi vulnus delle Regioni meridionali e delle istituzioni all’interno delle nostre regioni?


(e mi avvio alle conclusioni)

L’incapacità di collaborare!

L’incapacità di fare rete, sistema, squadra!

Dando luogo a quella che volgarmente chiamiamo guerra tra poveri!

Questa convergenza contribuirà a superare la nostra diffidenza alla cooperazione.

A unire le nostre energie e a fare SINERGIA.  

 

 

Considerazioni conclusive

 

Insomma,

non tutti i problemi che avevamo sono scomparsi,

alcuni, si sono addirittura aggravati,

 

penso ad esempio alle organizzazioni  mafiose che sono diventate imprenditrici, ed è capace di intessere affari e muovere merci oltre oceano, 

ma le potenzialità che negli ultimi decenni sono maturate,

oggi sono maggiori dei problemi, forse come mai accaduto prima nella nostra storia democratica e repubblicana.

Se mettessimo le potenzialità e i problemi del sud sui piatti di una bilancia

Io sono sicuro che questa penderebbe dal lato delle potenzialità!

 

Abbiamo dunque tutte le risorse che ci permettono la metamorfosi di cui parlavamo all’inizio.

Che cosa allora manca?

Manca da parte di molti la consapevolezza della combinazione e coincidenza di queste straordinarie potenzialità

Manca ancora la volontà autentica di scommettere sullo sviluppo del Sud da parte dei Governi nazionali

e a noi

Manca il coraggio di credere in noi stessi e nella nostra capacità di determinare il futuro!

Se queste tre cose

(Consapevolezza, volontà dei Governi, e coraggio nostro)

matureranno anche,

la metamorfosi avverrà,

l’Italia vivrà un nuovo miracolo civile ed economico

che questa volta vedrà protagonista i territori del sud.

Grazie per l’attenzione e auguri !

 

[1] Union Camere, Comunicato stampa dal titolo Movimprese – Nati mortalità delle imprese italiane   III trimestre 2013 e bilancio gennaio‐settembre, 28 ottobre 2013

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