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L’Edizione 2013 del noto Rapporto SVIMEZ sull’Economia del Mezzogiorno, nel capitolo III dal titolo La popolazione e le migrazioni, precisamente all’interno del paragrafo 4 dal titolo Mezzogiorno terra d’emigrazione nella sezione 2.4 dal titolo La recessione spinge ad emigrare all’estero dal Nord e dal Sud del Paese, cita la Città di Bisignano, insieme a poche altre città calabresi, tra i sistemi locali di maggiore emigrazione verso l’estero, esprimendosi precisamente così:

«[…] Nel decennio che va dal 2002 al 2011, circa 180 mila persone lasciano una regione del Mezzogiorno per trasferirsi all’estero. In valori assoluti, i contributi più elevati provengono, come del resto per le migrazioni interne, dai grandi centri urbani e metropolitani di Napoli e Palermo che, nell’intervallo di tempo considerato, registrano un flusso in uscita pari rispettivamente a 53 mila e 40 mila unità. Sistemi locali origine di consistenti flussi migratori sono anche quelli di Agrigento, di Cagliari, Catania e di Bari. In termini relativi, nell’arco dei dieci anni considerati, almeno cinque persone ogni 100 residenti emigrano per l’estero soprattutto dai sistemi locali calabresi (Dinami, Mandatoriccio, Cariati, Chiaravalle Centrale, Grifalco, Bisignano, Amantea, Soriano Calabro, Corigliano Calabro), siciliani (Ravanusa e Caltagirone), campani (Futani e Lauro) e pugliesi (Stigliano). […]»

Dal riferimento statistico riportato dalla Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno) si deduce quindi che negli ultimi dieci anni, dal 2002 al 2011, all’incirca 500 cittadini bisignanesi hanno lasciato la Città per trasferirsi in una località estera. E’ un dato drammatico, anche in considerazione del fatto che tale numero non tenga conto dell’esodo dei cittadini bisignanesi verso il Centro-Nord del Paese, pure cospicuo.

Tale emorragia umana si è realizzata mentre, nel corso dello stesso decennio, la quota degli emigrati meridionali verso l’estero – sempre a quanto affermato dall’autorevole ente privato di studi e ricerche – è diminuita del 17%, a differenza del Centro –Nord dove invece è aumentata. Ciò è tanto più grave se si tiene conto della combinazione di queste tendenze demografiche con 1) la giovane età e la buona formazione scolastica degli emigranti (la Calabria si conferma la regione con la quota più alta di cittadini laureati emigrati per l’estero in relazione alla popolazione residente complessiva); 2) con l’inversione dei livelli di crescita della popolazione (che aumenta di numero, al Sud come al Nord, solo grazie all’apporto demografico dell’immigrazione di cittadini stranieri); 3) con il processo di invecchiamento della popolazione italiana (destinata con queste tendenze nel giro di cinquant’anni ad avere un anziano ogni tre abitanti) e 4) da ultimo ma non per ultimo, con il perdurare della forte crisi economica.

Quello che sconcerta, pur avendo presente che nessuna realtà calabrese sia esente purtroppo dal fenomeno dell’emigrazione, è il fatto che la Città di Bisignano possa vantare una concentrazione di preziose quanto rare risorse come forse poche altre città della stessa grandezza possano fare, che qui si citano sommariamente, dimenticandone certamente qualcuna: un passato storico di rilievo testimoniato anche da diversi reperti archeologici; un territorio vasto (ben 86 km2) variegato e fertile, che spazia dalla Valle del Crati alla bassa montagna e una conseguente produzione agricola di riconosciuta qualità con prodotti di denominazione di origine protetta e indicazione geografica tipica; un Santo della Chiesa Cattolica universale nato e vissuto a Bisignano (Sant’Umile da Bisignano) incarnazione dell’umiltà, canonizzato il 19 maggio 2002, da uno dei Papi più rinomati della storia, Papa Giovanni Paolo II; un’antica e prestigiosa tradizione di artigianato artistico della liuteria, quella della famiglia De Bonis, che fa parlare di Bisignano anche fuori i confini nazionali; una altrettanto pregiata tradizione di artigianato artistico della ceramica che origina nel XIII secolo, tramandata fino oggi da più famiglie; una zona industriale grande e per la maggior parte inutilizzata, vicinissima all’imbocco autostradale e allo scalo ferroviario; l’essere stata sede di Diocesi e la presenza di oltre venti chiese e luoghi di culto, tra cui un Santuario e una Cattedrale, con annesso seminario e antica biblioteca; un centro storico esteso e panoramico, con grandi piazze e la presenza di decine di palazzi antichi; una annosa e importante tradizione di allevamento di cavalli, con un elevato numero di allevamenti privati e la presenza di gare equestri, come il Palio, ormai note in tutta la Regione; e diverse altre risorse degne di considerazione.

Così come accade del resto in buona parte dell’Italia meridionale, però, la presenza di cospicue risorse non combacia, anzi stride, con la capacità di farle divenire fonte di sviluppo autopropulsivo, di creazione di posti di lavoro e di arricchimento culturale ed economico. Di conseguenza, il rapporto inverso e contraddittorio che vige tra la presenza delle risorse e la capacità di valorizzarle adeguatamente, causa lo spiacevole fenomeno dell’emigrazione verso l’estero e verso il resto del Paese e priva la nostra Città di capitale umano giovane e formato. Ciò inevitabilmente si traduce in svantaggio economico (perché l’emigrazione di ogni individuo comporta il fallimento economico dell’investimento formativo fatto su di lui) e in svantaggio sociale (perché l’assenza delle energie e delle competenze di cui un individuo è portatore, fanno aumentare le difficoltà di sviluppo autonomo).

E’ una situazione inaccettabile, determinata dall’assenza di appropriate strategie di sviluppo soprattutto a livello locale, oltre che governativo e regionale, a cui bisogna porre subito rimedio, a Bisignano come nel resto del Paese.

Francesco Lo Giudice 

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