Ho piacere di pubblicare in anteprima il contribuito al mio nuovo libro ”Il futuro dell’Italia si gioca a Sud” (di prossima uscita per Apollo Edizioni) dell’on. Roberto Speranza, già Capogruppo PD alla Camera dei Deputati:
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Finalmente Sud.
Il lavoro del giovane Francesco Lo Giudice ci permette di riflettere su uno dei punti chiave per il rilancio del nostro Paese: il ritardo di sviluppo del Mezzogiorno. L’idea di base delle pagine che seguiranno è molto condivisibile: senza una vera e propria ripartenza del nostro pezzo di Italia, sarà impossibile per l’intero Paese tornare ad essere competitivo e vincere le sfide di un contesto internazionale sempre più dinamico.
La fotografia dell’esistente è impietosa. Una statualità debole, un’amministrazione spesso inefficiente, un particolarismo sfrenato, una fiscalità̀ troppo evasa e pressante rispetto alla qualità̀ dei servizi che rende, sono gli elementi di fondo che portano a pensare che sia ormai venuto meno il compromesso tra Nord e Sud. Il vecchio patto di sviluppo è saltato con la globalizzazione ed il superamento delle frontiere economiche dello Stato nazione. La conseguenza è un meridione sempre più abbandonato a se stesso. Il lungo e faticoso percorso di convergenza fra il Sud e il resto dell’Italia, un progetto che ha alimentato le speranze di tante generazioni della penisola nel XX secolo, vive una brusca battuta d’arresto. Il Mezzogiorno non è più considerato una realtà economica in ritardo e da recuperare, ma sta diventando un altro paese, con una diversa qualità della cittadinanza e del futuro.
Si tratta di una secessione morbida e indolore che conserva l’Inno di Mameli ed il tricolore, ma dentro un guscio vuoto, facendo emergere gli egoismi sociali, i corporativismi, la criminalità, e allontanando progetto e destino comuni.
Questa è l’amara realtà di oggi.
Se non saremo in grado di costruire una risposta all’altezza in breve tempo, il gap tra sud e nord non sarà più recuperabile ed il prezzo che pagherà l’intero Paese sarà altissimo. Non credo che possiamo permettercelo. Ma non vedo ancora, purtroppo, la consapevolezza necessaria tra i nostri gruppi dirigenti, centrali e territoriali.
Un esempio concreto mi ha colpito nelle ultime settimane. I nuovi criteri stabiliti dal Ministero della Pubblica Istruzione per l’assegnazione delle risorse alle università italiane hanno prodotto negli ultimi anni un esito paradossale. Il sistema universitario del Sud ha perso tra il 2008 e il 2014 circa 250 milioni di euro l’anno, il sistema universitario del Nord nello stesso periodo ha perso invece 25 milioni di euro l’anno. Oggi alle università del Sud arrivano gli stessi finanziamenti del 2001. Alle università del Nord arrivano 500 milioni di euro in più rispetto allo stesso anno. Questo progressivo ed intollerabile disinvestimento negli atenei meridionali provoca ogni anno una migrazione aggiuntiva di 30.000 studenti da sud a nord.
Per porre riparo a questa palese ingiustizia basterebbe cambiare alcuni dei criteri stabiliti dal MIUR per l’assegnazione dei fondi. Questo è solo un esempio. Se ne potrebbero fare molti altri. Perché il Sud riparta, servono atti concreti che possono derivare solo da una forte volontà politica e da un dibattito pubblico che sia in grado di alimentarla. Non sempre queste condizioni si sono verificate e la questione meridionale è spesso sembrata un fiume carsico che appare e scompare senza riuscire mai ad affermare la propria centralità nella vita del nostro Paese.
Soprattutto per queste ragioni le pagine che seguono possono essere utili. Ed è bello che a promuoverle sia un meridionale di nuova generazione. Di quella generazione che, mi auguro, avrà la forza di dare, finalmente, una risposta compiuta alla grande questione del Sud del nostro Paese.
Roberto Speranza
già Capogruppo PD alla Camera dei Deputati