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CONVEGNO IDENTITA’ COME FATTORE DI SVILUPPO MORANO CALABRO 05 12 2015
Intervento
di Francesco Lo Giudice

Saluti

IDENTITA E SVILUPPO sono due concetti importantissimi

Partiamo da quello di identità

Se parliamo di identità, ci riferiamo alla nostra identità collettiva, che necessariamente è legata a un luogo. Quindi parliamo di spazio.

E parlare di spazio nell’epoca della globalizzazione non è facile.

Sentite cosa scrive Mauro Magatti, grande sociologo italiano nel libro Potere politico e globalizzazione a cura del Prof. Pietro Fantozzi, con il quale mi onoro di collaborare all’Università

<<…Negli ultimi dieci anni, tra gli scienziati sociali è divenuto ormai un luogo comune affermare che la globalizzazione ristruttura lo spazio – tempo all’interno del quale individui e gruppi organizzano la loro esperienza. La riorganizzazione del mercato, i flussi della comunicazione, gli spostamenti umani sono tutti fattori che contribuiscono ad acuire la nostra percezione di tale mutamento…>>

La globalizzazione ha dunque ristrutturato e sta ristrutturando lo spazio e il tempo.

Pensiamo infatti alla velocità con la quale oggi riusciamo a spostarci da un luogo a un altro o la facilità con la quale comunichiamo con persone anche all’altro capo del mondo o infine la facilità con la quale oggi consumiamo prodotti che vengono da Paesi lontani.

E ancora dallo stesso libro si legge: <<… La scavalcabilità dei vincoli imposti dalla dimensione dello spazio fisico tende a produrre l’irrilevanza dello spazio stesso e c’è chi parla di ‘’fine della geografia’’ o di morte del luogo…>>

<<…In questo processo – dice Bauman, un altro grande sociologo – la località perde valore…>>

Mentre Augè, un altro illustre pensatore parla di <<…crisi dello spazio…>> come dimensione capace di ancorare dei legami sociali e delle identità. E sempre Augè parla di ‘’delocalizzazione del sociale’’ e di fine della coincidenza tra identità, cultura e luogo.

Vedete quindi come la globalizzazione, che ha certamente tantissimi aspetti positivi, però ha sconvolto i luoghi tanto da non esistere più, o essere fortemente in discussione, la coincidenza tra identità, cultura e luogo?Fattori che avevano coinciso per secoli, ora sono stati mescolati e confusi in tutte le parti del mondo.

A questo punto, ritorniamo al concetto di identità.

Cos’è l’identità e cosa intendiamo per identità?

Io personalmente ho trovato molto interessante apprendere che l’identità non è da considerarsi come un essere, ma come un voler essere

Cioè noi non siamo quello che siamo, ma siamo quello che vogliamo essere.

L’identità è dunque un processo in continuo movimento, in continua ridefinizione. L’identità non è statica, ma dinamica.

Io ad esempio sono quello che sono perché ogni mattina, quando mi alzo e in ogni momento della giornata scelgo di essere in un determinato modo e mi riprometto di comportarmi in un determinato modo. E dunque sono quello che sono perché voglio essere quello che sono.

Diceva Gaetano SALVEMINI a proposito:

<<…Il miglior modo di definire cosa siamo, consiste nel definire cosa vogliamo! Qualunque altra discussione non può portare a nulla… >>

Se dunque noi siamo dunque ciò che vogliamo essere

La domanda cruciale diventa questa: noi calabresi cosa vogliamo essere in questo mondo globalizzato? In questo nuovo mondo?

Vogliamo che i processi di globalizzazione trascurino, ignorino, o peggio annullino la nostra identità, o vogliamo giocare un ruolo da protagonisti di questo mondo nuovo e farci conoscere e apprezzare per quello di meraviglioso siamo e che riusciamo a produrre ?

O ancora meglio: vogliamo che il mondo continui a conoscere noi calabresi per la ‘ndrangheta o le altre cose negative, o vogliamo farci conoscere per le nostre virtù e tutte le tantissime preziose risorse di cui siamo custodi ?

Questa è la sfida che abbiamo davanti oggi.

Una soluzione è la ‘’glocalizzazione’’ (termine introdotto da Bauman), ossia quel nuovo processo che cerca di unire i vantaggi della globalizzazione con la valorizzazione dei luoghi, con la localizzazione.

Abbiamo quindi l’opportunità di pensare globalmente ma di agire localmente, valorizzando tutto ciò che abbiamo.

Il nostro problema maggiore, non solo come calabresi ma come meridionali, è forse proprio questo: che non riusciamo a valorizzare tutto l’immenso patrimonio naturalistico, storico, artistico, culturale che abbiamo.
Da noi le risorse non sono ancora valorizzate per come meriterebbero ma sono spesso sprecate, o nel peggiore dei casi mortificate.

E quindi andiamo al concetto di SVILUPPO, altro grande tema di questo convegno.

Di quale sviluppo stiamo parlando?

Io credo che noi calabresi siamo fortunati. Perché ci troviamo ultimi in un momento storico in cui il modello di sviluppo classico, che potremmo definire ‘’a tutti i costi’’ sta lasciando il posto a un nuovo modello di sviluppo quello ‘’sostenibile’’.
E da ultimi possiamo diventare i primi del nuovo modello di sviluppo.

Perché il modello di sviluppo ‘’a tutti costi’’ mentre creava ricchezza distruggeva l’ambiente e creava diseguaglianze territoriali e sociali. Mentre il nuovo modello di sviluppo ‘’quello sostenibile’’ crea ricchezza non distruggendo, bensì valorizzando, l’ambiente e chi lo abita.

Non è un caso che oggi si stiano affermando sempre più concetti come quello di ‘’green economy’’, che l’Expo di Milano si sia svolto sulla sana alimentazione, che la dieta mediterranea oggi sia così importante, o che oggi si stiano affermando le energie rinnovabili, cioè pulite, al posto degli idrocarburi e del petrolio.

E in questo cambio di modello noi siamo fortunati perché abbiamo ancora tutto da valorizzare !!!

Pensiamo alla nostra ricchezza naturalistica: ben 4 grandi catene montuose di cui tre parchi nazionali!

Ed è stato bellissimo apprendere oggi dal Suo Presidente, on. Mimmo Pappaterra, che il Parco Nazionale del Pollino è diventato patrimonio Unesco, cioè patrimonio dell’umanità, e in quanto tale destinatario di attenzioni, risorse e tutela da parte dell’Unesco.

E’ un risultato straordinario che porterà molti benefici al nostro territorio.

Così come il Parco Nazionale della Sila è candidato a diventare patrimonio Unesco.

E poi la Calabria ha 740 km di coste in uno dei mari più belli del mondo, il Mediterraneo.

Ma nonostante questo a noi continua a esserci emigrazione e disoccupazione.

Ecco la sfida che abbiamo davanti. Capire cosa vogliamo essere nel presente e nel futuro.
Cosa siamo stati nel passato lo sappiamo.

Siamo chiamati quindi a riscoprire la nostra migliore identità e a spogliarci di quella negativa.
Siamo chiamati a decostruire una identità, e costruirne una nuova.

Come ?

Innanzitutto con l’impegno, in tutti i fronti. Non si conquista niente senza sudore della fronte.

Chi è cittadino con la cittadinanza attiva, con il partecipare, con il promuovere iniziative sociali ed economiche.

Chi ha ruoli di responsabilità con il buongoverno, cioè promuovendo leggi giuste e provvedimenti efficaci al miglioramento delle condizioni generali e alla valorizzazione dei luoghi.

E infine,
prestando attenzione alla rappresentazione sociale che facciamo e viene fatta di noi.

Infatti Vi chiedo: come si parla di noi calabresi sui telegiornali nazionali?

Nove volte su dieci se ne parla male!
Si parla di noi spesso e volentieri o perché è stato ammazzato qualcuno, o per qualche cosa negativa.

E di noi, gente per bene, che ogni giorno costruiamo e ci impegniamo per migliorare il posto in cui viviamo? Quando e quanto se ne parla? Perché non se ne parla?

E ancora: Di tutte le nostre eccellenze, de i nostri risultati positivi, perché non se ne parla?

Ecco allora la grande sfida del futuro: non solo valorizzare quello che di meglio siamo e abbiamo.
Ma farlo conoscere a tutto il mondo!
Affinchè tutti possano conoscerlo e apprezzarlo.

Grazie!

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